SupportoLegale su GEvsG8 – Una scelta di campo (marzo 2006)

20 Luglio 2021 Off Di supportolegale

Sulla prima edizione della nostra antologia a fumetti GEvsG8 pubblicammo principalmente due testi politici (oltre ai riassunti dei processi e a un omaggio di Erri De Luca). Su “Nessun Rimorso. Genova 2001-2021” li abbiamo riproposti integrati da un nuovo testo che introduce tutto il libro. Ecco il primo.

SUPPORTOLEGALE: una scelta di campo

Supportolegale nasce in seno all’esperienza di Indymedia Italia per rispondere a una richiesta di sostegno proveniente dal circuito genovese che si stava occupando dei processi legati alle vicende del G8 del 2001: un’attività diretta alla difesa dei manifestanti e che assume al contempo un impegno per i processi contro le forze dell’ordine.
Così nel 2004 rinasce la Segreteria Legale che già operava attivamente dal 2001.
Grazie all’impegno dei suoi partecipanti e ai fondi raccolti da Comitato Verità e Giustizia per Genova e Supportolegale, la Segreteria Legale è riuscita a crescere e organizzarsi mantenendo sempre la più completa autonomia operativa.
Ma torniamo a noi.
Anche Supportolegale è cresciuto: da semplice progetto è diventato soggetto indipendente.
Abbiamo riflettuto e ci siamo confrontati.
Abbiamo capito/deciso che vi era la necessità di porsi in un punto ben definito, inequivocabile.
Supportolegale non agisce durante manifestazioni e azioni: noi ci attiviamo quando, purtroppo, il dado è tratto.
Quando la repressione colpisce, quando le forze dell’ordine aggrediscono e arrestano, quando manifestanti e militanti vengono sottoposti a un procedimento penale.
Così anche Supportolegale si presenta a processo: si mette sull’orlo della barricata, dalla stessa parte lì dove siedono gli attivisti.
È con quest’ordine di idee che si prende posizione sia nei procedimenti contro i manifestanti, sia nei processi contro le forze dell’ordine.
Quando le Magistrature operano contro i manifestanti noi cerchiamo di essere soccorso tecnico, economico e informativo per garantire al meglio la difesa.
Dove gli imputati sono poliziotti, carabinieri, secondini e medici (sic!) noi proviamo a sostenere le persone che, vittime di violenze e percosse, hanno deciso di essere parte in quei processi costituendosi parte civile.
Su questi cardini e senza esporci, per precisa scelta, con critiche politiche sulla funzione di questo secondo tipo di processi, sul ruolo di magistratura e giudici abbiamo trovato una linea per essere operativi.
Questa precisazione è indispensabile perchè le esperienze umane che hanno fatto nascere e fanno vivere Supportolegale sono molteplici.
Il consenso interno e l’operatività che fanno la nostra forza sono ancorati su un semplice accordo che sta alle fondamenta: siamo sempre e solo dalla parte di chi critica da sinistra, secondo le modalità che ritiene più idonee, e non di chi reprime.
Neppure ci nascondiamo dietro a un dito: il contesto in cui ci siamo trovati è stato favorevole. Il livello di repressione messo in campo di fronte alle attività dell’antagonismo è talmente sproporzionato per cui nessuno, al di là delle proprie convinzioni e metodi di lotta, mette in discussione la scelta di campo. Per l’avvenire si vedrà.
Oggi difendere tutti e aiutare a ricreare le basi di una diffusa solidarietà attiva vuol dire anche difendere la nostra storia e il nostro futuro.
Per noi questo elemento è basilare, trovandoci di fronte a una fase di complessa riorganizzazione delle forze di polizia e di lotte all’interno delle istituzioni nazionali ed europee per l’assestamento dei vari blocchi sociali, politici ed economici che si devono spartire il potere pubblico.
È un ragionamento molto complesso al quale qui solo accenniamo, non essendo questa la sede idonea per svilupparlo. Meriterebbe studi, convegni e molta discussione politica ma volevamo rivelare qualcuna delle chiavi di lettura che hanno stimolato leriflessioni. La prima è quella relativa all’osservazione dei processi di autonomizzazione delle forze di polizia, della magistratura e dei giudici come poteri a se stanti. Poteri talvolta confliggenti tra loro, spesso attori di vere campagne punitive del ceto politico istituzionale e sempre al lavoro per sradicare ogni forma di dissenso (dalle gradinate a soggetti politici extraparlamentari passando per esperienze di lavoratori indomiti). La seconda chiave è stata una presa di coscienza elaborata nel corso di questi due anni di impegno. Ovvero il frutto della ricerca delle motivazioni di scontro/polemica costante con i residui storici (in senso politico e non numerico, purtroppo) della sinistra italiana classica.
A mente fredda risulta impossibile non prendere atto di quanto, in questi ultimi 30 anni, le forze politiche della sinistra stessa si siano rese responsabili dell’attivazione di dinamiche sociali nei processi culturali di criminalizzazione politica e di desolidarizzazione dei comportamenti politici non incanalabili nei propri argini istituzionali.
Abbiamo anche allargato lo sguardo, ma nell’Unione Europea la situazione (ovviamente per altri motivi) non è migliore.
Con l’aiuto di un po’ di letture specifiche si può osservare come siano stati delineati prima i confini amministrativi dello stato di polizia e dello stato giudiziario e solo conseguentemente siano state affrontate le questioni sui confini dello stato giuridico e costituzionale.
E in tutto ciò i governi dello stivale hanno avuto un ruolo centrale con l’esportazione di tutti i fondamenti dell’emergenzialismo all’italiana.
Emergenzialismo che ha sempre visto dalla sua nascita tra i suoi maggiori teorici e militi uomini e donne provenienti dal PCI e da Magistratura Democratica.
Queste righe non per sostenere come alternativa alla svolta securitaria un comunque blando stato di diritto (minorato), ma per sottolineare l’imbarbarimento in cui stiamo vivendo: prima creano le fondamenta dello stato di polizia e del controllo e solo in un secondo tempo definiscono gli spazi del diritto civile individuale e collettivo.
In questo scheletro della compagine sociale rimane un vuoto: quell’area destinata a identificare gli spazi di agibilità politica all’interno dei quali gli individui possono scegliere di rimanere o di oltrepassare.
Dagli anni ’70 e per tutti gli anni ’80, sia la sinistra PCI che le correnti eretiche da essa nate hanno lavorato a fondo per fare terra bruciata intorno a tutti i percorsi di alterità che non fossero integrabili.
Pentitismo e dissociazione sono ciò che hanno promosso e ciò che ci hanno voluto lasciare di tanti anni di lotte.
E oggi, con ancora maggiore superficialità, stimolano dibattiti politici alti (!) centrati sulla dicotomia violenza/nonviolenza.
Non riflessioni complesse su forma e contenuto delle lotte sociali, per quanto minoritarie comunque esistenti, ma sulla forma che non devono avere.
Si toglie legittimità ad azioni e comportamenti politici. Prima ancora che con la criminalizzazione si opera per la loro depoliticizzazione.
È interesse di Supportolegale, invece, far sì che dati comportamenti possano conservare l’identità loro propria e appunto per questo siano sostenuti.
Lavoriamo affinché si possa riempire il fossato scavato e che sistematicamente segna la divisione tra chi merita legittimità all’interno di questo sistema e chi risulta essere brutto e cattivo a seconda dei tempi che corrono.
È drammatica la cesura emersa con il G8 nel 2001, ma preesistente.
E ancora oggi ne subiamo le conseguenze, come a Torino nel 2005 o a Milano quest’anno: assenza di coesione interna tra i mondi dell’antagonismo, del riformismo radicale, dei rivoluzionari e spaccatura tra questi mondi e la società politica (che si limita al timbrino di criminale).
Non c’è alcun dibattito né possibilità di confronto sul piano dei contenuti politici: il gesto è il problema e il soggetto che lo manifesta non è il portatore di un dissenso, ma la rappresentazione di una piaga antisociale.
Mentre in Italia l’esasperazione è data da un’emergenza sociale che non si è mai chiusa, a livello planetario si promuove la guerra al nemico senza volto.
Ma non basta: come per soddisfare un bisogno c’è la necessità del riconoscimento reale di un nemico.
E in questo ci pare di leggere una rottura storica rispetto al passato: il nemico individuato non viene più trattato come hostis (un nemico con una dignità riconosciuta), ma viene etichettato come inimicus (il nemico privato, soggetto indegno di un trattamento onorevole perché si è arrogato il diritto di muoversi e merita, dunque, qualsiasi tipo di attacco).
In questo breve approfondimento speriamo di aver spiegato lo spirito di Supportolegale e la volontà di agire per sfumare quelle linee di demarcazione, spesso fittizie, che emergono in modo inutile e dannoso per gli attivisti stessi.
«Questi sono i cattivi, questi sono i terroristi», «questi sono i violenti», «questi sono quelli da arrestare, perché non li avete arrestati?».
I risultati di questa guerra interna sono migliaia di processi che colpiscono tutte le aree politiche del movimento.
Processi dove spesso si continua a ricalcare divisioni nei modi meno opportuni mentre ai piani alti la sinistra istituzionale che sbraita per una vetrina rotta non ha neppure la responsabilità politica di distinguere pubblicamente tra quella vetrina e un omicidio, i pestaggi, le torture e violenze psicologiche e sessuali perpetrate dalle forze dell’ordine.
Sinistre dal basso senza territori e incapaci di confrontarsi.
Sinistri dell’alto che non distingui dai destri e che neppure per errore rischiano di dire qualcosa di sinistra.

[Marzo 2006]